La grotta della Zinzulusa, nei pressi di Castro, rappresenta uno dei più interessanti fenomeni carsici di tutto il territorio salentino. Il suo nome deriva dalle stalattiti e dalle stalagmiti che pendono dal soffitto a forma di stracci (“zinzuli”, in dialetto salentino). Proprio a questo particolare è legata una leggenda che, come molte altre nel Salento, parla di giovani principesse, amori e prigionie.
Secondo quanto si è tramandato da padre in figlio nel corso dei secoli, il barone di Castro – un ricco signore che aveva possedimenti in tutto il Salento, ma molto avaro e desideroso di potere – aveva una moglie e una figlia e ogni giorno si adoperava per far crescere i suoi averi, tanto da spingerlo a privare dei beni di prima necessità la sua figliola.
Nella sua mente, la bambina poteva vivere benissimo nell’ignoranza e coperta di stracci, pur di ridurre le spese per il suo mantenimento. Il comportamento del padre non fece altro che far vivere alla piccola un’adolescenza triste, senza giochi, istruzione e vestiti.
In suo aiuto, un giorno, intervenne una fata, che le regalò un bellissimo vestito, stracciando il vecchio e disperdendone i resti nel vento. I brandelli di stoffa si andarono a depositare all’ingresso di una cavità naturale e si pietrificarono, rendendo particolare e suggestivo l’ingresso della grotta che oggi tutti ammirano come “Zinzulusa”.
La fata promise in sposa la ragazza ad un principe e la sua vita cambiò, mentre il padre fu rinchiuso all’interno della grotta e fatto precipitare nel suolo calcareo. Si dice, infatti, che le acqua del laghetto Cocito, all’interno della grotta, sgorghino proprio dalla voragine infernale in cui è sprofondato l’avido barone.
Sempre a Castro Marina, ma distante circa 2 chilometri dal centro abitato, si trova Grotta Romanelli, altro importantissimo esempio di carsismo sulla costa salentina. Da qui è possibile anche visitare Santa Cesarea Terme e, poco distante, la bellissima Otranto.